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al testo di Pasquale Antonio Marinelli
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L’eremo dove ti appartavi giovane donna lo conoscevo: casolare stonacato col tetto spiovente di tegole rosse, con muro scalcinato e i vetri delle finestre rotti.
La stanza dove meditavi giovane donna la conoscevo: pochi metri quadrati, basso soffitto di canne umide con due sedie di vimini e un tavolo tarlato, corone di pomodori appese a seccare su di un’asta di legno fissata al muro.
Il posto dove sedevi giovane donna lo conoscevo: vicino alla finestra, d’estate o d’inverno, a fissare l’alba e il tramonto, la pioggia e il sole, noncurante degli anni che passavano aridamente.
Lì, in quel posto dove sedevi, in quella stanza dove meditavi, in quell’eremo dove ti appartavi, ti ho conosciuto giovane donna, e con te ho conosciuto l’agonia, la sofferenza e la gioia di morire pronunciando a chiare lettere la parola AMORE. |
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